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» CHALLENGER
La pagina più nera della storia della conquista dello spazio da parte degli
americani, è stata scritta nella fredda mattina del 28 gennaio del 1986. Dopo
soli 73 secondi di volo esplose nel cielo della Florida, lo space shuttle
Challenger uccidendo i sette astronauti e lasciando sgomenta l’America ed il
mondo intero. L’emozione ed il dolore furono grandi anche a causa del fatto che
nell’equipaggio, per la prima volta, era stata inclusa una maestrina che avrebbe
dovuto tenere dallo spazio una lezione per tutti gli studenti d’America.
L’allora presidente Ronald Reagan decise, in segno di lutto, di rinviare anche
l’annuale “Discorso alla Nazione” che si sarebbe dovuto tenere in quei giorni.
La conclusione della commissione d’inchiesta (nella quale era presente anche
Neil Armstrong primo uomo a mettere piede sulla Luna), dopo qualche mese, mise
in ombra la proverbiale efficienza della NASA che, pressata da un calendario di
lanci già in forte ritardo, non volle ascoltare la richiesta di un ennesimo
rinvio giunta dai tecnici della Morton Thiokol Corporation, società che produce
i boosters laterali. Un insolito freddo la notte precedente aveva ghiacciato le
guarnizioni di gomma che sigillavano le varie parti dei razzi ausiliari laterali
che sono alimentati da propellente solido. Questo causò la fuoriuscita dei gas
incandescenti che fecero scoppiare il grande serbatoio centrale causando la
perdita dell’intero sistema. Solo con il recupero in mare dei corpi dei sette
astronauti, avvenuto un mese e mezzo dopo, si appurò che alcuni di essi morirono
per l’impatto con la superficie marina anziché al momento dell’esplosione come
inizialmente si suppose. Almeno quattro di loro ebbero quindi il tempo per
attivare le procedure di emergenza ed indossare le maschere ad ossigeno
nell’inutile disperato tentativo di salvare la vita. I sette astronauti
dell’equipaggio designati per la venticinquesima missione shuttle chiamata 51-L
Challenger erano Francis Scoobe, Michael Smith, Ellison Onizuka, Ronald McNair,
Judith Resnik, Gregory Jarvis e Christa McAuliffe ed avevano, tra l’altro, il
compito di osservare per mezzo di una sonda, il cammino della cometa Halley che
di lì a due mesi avrebbe avuto il suo massimo avvicinamento alla Terra.
L’incidente, oltre al forte shock, causò la messa a terra di tutta la flotta
degli shuttle che ripresero la via del cielo solo dopo 32 mesi di polemiche e
revisioni. La lezione del Challenger ha oggi radicalmente cambiato tutte le
procedure di sicurezza nella fasi di lancio passando però, in alcuni casi, ad un
estremo opposto. Poche volte da quella missione lo shuttle è partito rispettando
le date e gli orari previsti. In questi giorni la navetta Atlantis STS-98 (102°
lancio di uno space shuttle) è stata riportata dalla rampa di lancio
all’edificio di assemblaggio per un problema ai cavi di connessione del sistema
di sganciamento del serbatoio centrale. Inutile dire anche che ora, uno degli
ultimi OK per il lancio, spetta all’ufficiale meteorologo che in caso di freddo
intenso o di altri problemi connessi al tempo, impedisce la partenza della
navetta.
Paolo D’Angelo
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